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San Marino e il rimpatrio: «Il nero c'è, ma qui crea ricchezza»

di Stefano Elli

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10 Ottobre 2009

La macchina del rimpatrio si è messa in moto anche a San Marino. In apparenza tutto scorre liscio e i banchieri locali affrontano la questione con molta flemma. Ma sono infastiditi, e molto, dal battage mediatico che circonda la Repubblica e il suo sistema finanziario. Pungolandoli e garantendo loro l'anonimato allentano le briglie della riservatezza e parlano. Ciò che emerge è un disappunto reale.

Uno di loro, alla guida di una banca medio piccola sbotta: «Fonti della Guardia di Finanza hanno stimato l'esatto ammontare delle somme giacenti su conti esteri: 125 miliardi sono in Svizzera, 86 miliardi sono in Lussemburgo, soltanto due sono a San Marino. Detto in percentuale, se queste cifre fossero reali (e non si ha ragione di dubitarne) si tratterebbe dello 0,72% del totale. E per lo 0,72% del totale avete criminalizzato uno Stato, e di fatto violato la sua sovranità? Uno scempio giuridico». Sì, ma il nero resta e l'evasione fiscale in Italia è considerata un reato. «Guardi il nero a San Marino c'è, è vero. Ma quello che c'è qui da noi è nero in movimento. Entra ed esce dai confini. È vivo. Va ad alimentare l'economia e del sistema locale. Viene reinvestito.. È denaro che viene usato, speso: soprattutto in tempi di stretta creditizia. Quello della Svizzera, del Liechtenstein, del Lussemburgo? È denaro ibernato. Bloccato. Non serve all'Italia. Non serve a niente e a nessuno. Tranne alle banche locali che ci accumulano commissioni e a coloro che lo sottraggono per andarselo a contemplare nelle feste comandate. In più, lo ripeto, è lo 0,72% del totale».

Nella corsa allo scudo c'è poi da considerare la concorrenza delle banche italiane. Nella cintura riminese si hanno già i primi segnali: le banche italiane sono disponibili a ripagare alla clientela che decide di «scudare» i costi sostenuti per il rimpatrio. Quel famoso 5% se lo caricano loro. Come? Vincolando i fondi in arrivo su conti a remunerazione tale che in tempi medio lunghi vadano a elidere i costi sostenuti per lo scudo.

Un escamotage per intercettare i flussi che, sembra, stia dando i propri frutti. Anche a San Marino, intanto ci si attrezza. Sembra che alcune fiduciarie stiano facendo pressioni stringenti sui clienti per convincerli a non ottemperare allo scudo. E alcuni si stanno convincendo a esportare i quattrini da San Marino verso la Svizzera dove il segreto bancario è considerato più sicuro.

stefano.elli@ilsole24ore.com

10 Ottobre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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